Dal punto di vista floristico, sul Carso convivono sia la macchia mediterranea sia flora di tipo continentale.
L’altopiano carsico che circonda Trieste può essere ripartito in tre fasce fondamentali:
- fascia che dalla linea di spiaggia raggiunge il crinale, dominata da Quercus ilex (leccio, essenza principale della macchia mediterranea);
- fascia che dal crinale si estende fino alla sinclinale del Vipacco e che comprende quindi l’altopiano propriamente detto, dominato da Quercus petraea (rovere), da Quercus cerris (cerro) e da Quercus pubescens (roverella);
- fascia che include l’Alto Carso o Carso montano, in cui predomina Fagus sylvatica (faggio).
Queste premesse spiegano la complessità e la ricchezza della flora carsica costituita da circa 1100 specie.
La macchia mediterranea
La vegetazione abbarbicata sui roccioni o insediata sui grossi macereti che ricoprono il fianco delle falesie, è dominata da una macchia di tipo mediterraneo, in cui l’essenza principale è il leccio. Accanto al leccio, quercia sempreverde, appaiono altre sclerofille mediterranee sempreverdi arboree. L’aspetto caratteristico di questa vegetazione è dato dal fatto che, accanto a questo contingente di specie sempreverdi meridionali, si presenta un complesso di specie caducifoglie, di provenienza illirico-balcanica.
Questa particolare macchia caratterizzata da due gruppi di specie di provenienza diversa è chiamata Orno-Quercetum ilicis. Con stima approssimativa queste specie si sono attestate sulla costiera triestina circa 5000-3000 anni a.C., nel periodo caldo-umido dell’Atlantico.
E’ una associazione relittica che attualmente si trova minacciata dalle circostanti specie illiriche, ben più competitive nelle attuali condizioni climatiche.
Le rupi a mare
Gli ambienti rupestri del Carso, sia quelli a mare che quelli più interni, sono colonizzati da associazioni per la maggior parte endemiche.
Le rocce sono volte prevalentemente a sud e usufruiscono di una particolare insolazione. Fra le specie caratteristiche vi è l’Euphorbia wulfenii.
Un altro aspetto assunto dalla vegetazione della Costiera triestina è quello dei macereti, in cui prevalgono bassi arbusti e cespugli, spesso fortemente aromatici per la presenza di olii essenziali; questa vegetazione è denominata “gariga” carsica.
I boschi del basso Carso
Oltre il crinale dell’altopiano si ha la scomparsa, pressoché totale, della vegetazione mediterranea: si riscontra infatti solo qualche raro esemplare di leccio e di Clematis flammula.
Il ciglione carsico, pur nella modestia della sua elevazione, costituisce una soglia fitoclimatica che separa la regione mediterranea dalla regione eurosibirica-nordamericana.
Le querce svolgono una funzione del tutto marginale negli avvallamenti, sui fondi delle doline, sempre in quantità molto limitata.
I boschi del Carso montano
Nella parte più interna e più alta del Carso, per effetto del clima più fresco e delle precipitazioni più elevate, si assiste a un progressivo rarefarsi dei boschi termofili a querce e carpino nero e a un’affermazione sempre più decisa delle faggete.
Procedendo in altitudine alle faggete termofile (Seslerio-Fagetum) subentrano altri tipi più freschi, quali la faggeta subalpina e il bosco misto di abete bianco, faggio ed abete rosso (Abieti-Fagetum), molto simili a quelli che si ritrovano nelle Alpi, ma dai quali differiscono per la presenza di numerose specie illiriche.
Le doline
Le doline costituiscono un ambiente a sé, che si sottrae al grande clima generale.Il bosco è costituito quasi esclusivamente da carpino bianco, nocciolo, rovere e tiglio selvatico.
Con lo sviluppo delle chiome sul fondo della dolina la luminosità scende a livelli molto bassi. Per questo motivo l’effimera fioritura delle specie nemorali precede di molto lo schiudersi delle gemme sui rami.
Nelle doline si assiste ad una asimmetria di versante: mentre il pendio settentrionale (esposto a sud) accoglie la vegetazione più termofila, il versante meridionale più umido e fresco ospita le specie mesofile del bosco carsico e di dolina.Il bosco di dolina più profondo è caratterizzato da un clima particolare che si esercita su un’area ristretta (topoclima). Nella dolina scendendo verso il fondo, si incontrano temperature progressivamente minori, ossia si ha la cosiddetta “inversione termica”; questo fenomeno giustifica la presenza di una flora di carattere settentrionale, che nella quasi totalità è costituita da specie geofitiche tipiche di fasce altimetriche più elevate, la cui fioritura si compie proprio nel momento in cui è massima la differenza di temperatura tra dolina e ambiente esterno.
E’ in questo momento che la flora al suolo può utilizzare la cosiddetta “fase di luce”, prima che lo strato arboreo con l’emissione delle foglie crei condizioni di oscurità.
Tratto da “Tecniche per la valorizzazione dei mieli del Carso” di aa.vv.